È difficile immaginare cosa si deve provare galleggiando su una barca quando sotto le acque si cela un burrone che entra sin nelle viscere della terra.
Questa esperienza da brividi la si prova alla Fossa delle Marianne che si apre spaventosa nell’Oceano Pacifico tra le Filippine, la Nuova Guinea ed il Giappone: si tratta di una depressione assai profonda, remota e buia e per questo foriera di quei misteri che attirano tanti curiosi ma sopratutto studiosi che si affacciano in questo mondo sommerso per capire cosa si cela nell’ignoto.
La Fossa delle Marianne si trova li dove due placche tettoniche, quella delle Filippine e quella del Pacifico, si sfiorano e in alcuni punti sono legate da ponti naturali: questo, unito al fatto che la zona è ricca di vulcani sottomarini, rende la zona alquanto instabile dal punto di vista geologico.
Oggi si sa che questa depressione a forma di arco è lunga circa 2.500 km ed è profonda precisamente 10.994. E’ dal 1872 che se ne valuta la profondità, quando la fossa fu scoperta dalla spedizione “Challenger” che ne valutò la profondità poco più di 8000 mt. Dopo di loro toccò agli statunitensi della “Nero” misurarla, stimandola a 9636 mt, e nel 1951 alla “Royal Navy” per i quali la fossa superava i 10.000 metri, avvicinandosi agli attuali 10.994.
Non passò molto dalla scoperta che gli studiosi valutarono il passo successivo, cioè toccare il fondo per scoprire cosa si celasse in quegli oscuri abissi.
Fu il sommergibile “Trieste” a inabissarsi per primo nel 1960 rivelando al mondo specie animali fino ad allora ignote, autoctone e adattatasi all’ambiente estremo della fossa dove l’ossigeno e la luce mancano e la pressione è a livelli impressionanti. Fu dunque una sorpresa scoprire forme di vita, così come stupì la luminosità del fondale coperto da diatomee: e proprio dal fondale pervenne una risposta a questo rebus, in quanto rivelarono alti livelli di anidride carbonica liquida, il che spiegherebbe la fauna marina esistente.
Sono stati avvistati esemplari unici di sogliole, di amebe giganti, di rarissime lumache di mare, di aragoste cieche, di eleganti oloturie simili a rametti e di gamberetti con lunghe antenne per orientarsi nei grandi spazi: tra questi ultimi colpiscono gli anfipodi, grandi anche 30 cm, di pallidi colori bianco e rosa. Stupisce maggiormente l’esistenza di foraminiferi dalla corazza di carbonato di calcio: non si spiega come questo guscio riesca a resistere alla straordinaria pressione di queste profondità.
Tra le specie che hanno reso leggendaria la Fossa delle Marianne c’è la “medusa aliena“, simile a una navicella spaziale con argentei tentacoli uniti ad un ombrello giallo e luminoso, e l’etereo “pesce fantasma”: si tratta di un liparide trasparente che fluttua con le sue pinne, senza quasi smuovere le acque ed è stato avvistato a 8145 mt diventando il “pesce più profondo al mondo”.